Podargoni; nome di origine greca che significa “ai piedi del monte”. L’esatta origine di Podargoni, oggi, piccolo centro preaspromontano, purtroppo non è possibile stabilirla, visto che non si hanno testimonianze scritte prima del 1300, anno in cui si trova qualche cosa nell’Archivio Segreto Vaticano, in cui sono riportate le istituzioni ecclesiastiche che in quell’anno pagarono alla Chiesa di Roma, il loro tributo, la cosiddetta “decima”. Qualche studioso ipotizza che atti relativi alla chiesa “Santa Maria Jeragli de Mesa” appartengono all’attuale Podargoni (Jeragli = Podargoni) secondo questa ipotesi il paese avrebbe avuto origini molti anni prima. Sta di fatto che vista la presenza nel 1310 di una chiesa già ben avviata, si può ipotizzare certamente un origine antecedente al 1300.
Abbiamo poi un lungo periodo di buio; nel 1587 si torna a trovare qualche cosa che parla di Podargoni. Infatti sempre dagli archivi ecclesiastici si legge che il 2 aprile del 1587 dei priori della chiesa di S.Maria dell’Immacolata Concessione, stipulano un contratto con il famoso scultore messinese Rinaldo Bonanno, per la realizzazione della statua di della “Madonna col Bambino” denominata “Santa Maria Del Bosco”, che è a tutt’oggi custodita nella chiesa parrocchiale.
Il XVI secolo fu caratterizzato dall’esplosione del pericolo turco, ripetute volte, le orde di pirati ottomani si riversarono su Reggio Calabria e i suoi dintorni, si penso di organizzare gruppi armati fra gli abitanti soprattutto nei paesi attorno Reggio. Nel 1567 l’allora Governatore di Reggio Calabria (Diego Guejra) convocò nella città tutti questi per la difesa di Reggio. Alla fine del secolo fu fatto a questo proposito un documento che ci consente di sapere con dovizia di particolari, quali erano stati i centri convocati in città. E’ proprio in questo documento troviamo menzionato Podargoni.
Nel 1600, c’è la grande fioritura di Podargoni come delle altre zone limitrofe, infatti nei primi anni del XVII secolo le campagne attorno a Reggio si erano popolate in maniera piuttosto consistenti in conseguenza dei frequenti spostamenti, cui gli abitanti della città si erano dovuti sottoporre negli anni precedenti, a seguito delle incursioni turche; tali insediamenti erano poi diventati sempre più sicuri.
L’ambiente culturale della zona non è molto diverso, nel 1600, da quello attuale, se non si escludono i gelseti, che servivano per l’allevamento del baco da seta, ormai completamente scomparso. Troviamo anche vaste estensioni di castagni e querce. Se ne deduce quindi che economicamente Podargoni era più che autosufficiente.
Il 1600 si chiude con una grossa novità: con decisione del Parlamento comunale, apportava dalla Suprema Giunta di Governo, a Podargoni come ad altri centri periferici viene concessa ampia autonomia rappresentativa. Quindi da questo momento e fino al 1927 Podargoni poté avere un suo Sindaco e i Consiglieri governandosi perciò da solo ma, restando tuttavia nell’ambito giurisdizionale della città.
Allorquando Murat si insediò sul trono di Napoli, volle ristrutturare amministrativamente le provincie, costituendo nuovi Comuni. Avvenne così che in base al regio decentro del 4 maggio 1811 Podargoni viene costituito Comune autonomo, col sottocomune di Schindilifà.
Podargoni manterrà la sua autonomia amministrativa fino al 1927, quando Mussolini delibererà la costituzione della “Grande Reggio”.
C’è da dire che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento un’ondata di emigrazione verso le americhe diminuì di molto la popolazione. Un altro duro colpo alla popolazione di Podargoni fu data dal terremoto del 1908 che sconvolse il centro, non tanto per i danni alle cose ma per le privazioni e sofferenze che la popolazione dovette subire dopo l’evento. Anche la chiesa di “Santa Maria del Bosco” andò totalmente distrutta, fu sostituita prima da una baracca e poi fu ricostruita, ma ancora nel 1911 a seguito di un alluvione fu danneggiata notevolmente, soltanto il 15 aprile del 1956 sarà nuovamente abilitata, la chiesa è a tutt’oggi attiva e ubicata nello stesso posto.
Come abbiamo prima accennato nel 1927 Podargoni fu annesso al Comune di Reggio Calabria la relazione che accompagnava il provvedimento di assorbimento di questo centro contava 1300 abitanti ed aveva un bilancio di circa 60 mila lire (da considerare che siamo nel1927), poco meno di un quarto di quello che risultava di avere Reggio, (i dati sono stati tratti dai bilanci comunali dell’epoca).
Questo ci conferma la prosperità del Comune di Podargoni, visto tra l’altro che si estende fino a Tre Arie comprendendo le zone boschive di Basilicò e Ferraina continuando verso i campi con le zone di S.Bruno, Petrulli, Iannacoli.
Nel 1952 Podargoni ha avuto la rete elettrica, mentre quella idrica composta da un acquedotto che forniva solo tre fontane pubbliche e il lavatoio sono datate 1837, come si legge in una lastra marmorea posta su una delle tre fontane. Nei primi anni del 1960 fu realizzata un’altra rete idrica, con la quale è stato finalmente possibile avere nelle case l’acqua potabile. Rimasero comunque attive anche le “vecchie fontane” pubbliche.
La strada provinciale che collegava Podargoni a Reggio venne sistemata e resa rotabile nel 1920, mentre prima era possibile raggiungerlo da una strada che passava vicino al fiume e che finiva a Gallico (pressappoco lo stesso percorso che ora ha la statale Gallico-Gambarie).
Qualche decennio fa Podargoni aveva il Municipio con relativo delegato e dipendenti, il collocamento, l’ufficio postale, le scuole materna ed elementare. Ma poi con la nascita delle circoscrizioni e dell’unificazione di tanti uffici periferici con quelli centrali.
Da questo periodo in avanti la situazione ha avuto un continuo declino.
I locali della scuola in parte ora sono utilizzati come centro di aggregazione per gli anziani, la biblioteca istituita attorno al 1960 e andata completamente distrutta. L’ufficio di collocamento e stato assemblato ad altri ed e stato trasferito a Reggio Calabria.
La popolazione attualmente e di circa 80 persone, e non essendo più Comune autonomo i servizi dipendono dall’amministrazione di Reggio, per cui essendo abbastanza distante spesso viene dimenticato come centro abitato.
Da non molto e stato dichiarato Borgo Medievale di rilevanza storico-ambientale e si sta avviando lentamente, anche un programma di restauro.
Sono stati di recente restaurati un vecchio mulino (un tempo utilizzato per la macina del grano o del granturco) nella zona antistante con un area Pic-Nic fornita di tavoli con seduta e barbecue, e nelle immediate vicinanze di una fontana con acqua di sorgente; nel paese sono state rifatte delle viuzze con un ciottolato consono con l’ambiente circostante. Altre opere sono in fase di progettazione.
Attualmente come dai primi del Novecento si coltiva l’ulivo e si commercia il suo prodotto, sul territorio sono presenti tre frantoi. Uno dei quali e ancora con macinatura a pietra. Diminuita invece la coltivazione del castagno, mentre è aumentata la coltivazione dell’albero di noce sia da frutto che da legno.
Anche sé la popolazione si è tanto ridotta a causa della emigrazione verso le grandi città, in estate tutti ho quasi tutti ritornano al “paesello” per trascorrere almeno le ferie.
Gli abitanti di Podargoni e tutti quanti lo amano confidano in una rinascita, che forse ci potrà essere solo se un giorno ci sarà la strada a scorrimento veloce, già progettata ed in parte appaltata, che da Gallico arriverà a Gambarie. Solo allora forse Podargoni (come molti altri centri della vallata) si potrà riscattare da un lungo e forzato silenzio.